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L’artista è un’eccezione, diceva Balzac, per scelta indossa la blusa da contadino e impone il frac indossato dall’uomo alla moda; l’artista non subisce le leggi, le detta.  Tina Arena è un’artista, una stilista siciliana, messinese per la precisione, con un curriculum d’eccezione: una trasformista del tessuto, una couture di fascino e raffinatezza. Attratta fin da giovane da gioco di ago e filo.



Ha iniziato subito a reinventare gli abiti che le comprava la madre. “In generale sono sempre stata attratta da tutto ciò che è creativo,disegno, pittura, oggettistica. In seguito ho conosciuto una persona che mi ha incoraggiato a seguire  le mie idee e dopo aver terminato gli studi classici, ho iniziato a lavorare. – dice Tina – Dopo un iniziale percorso da autodidatta ho approfondito e concretizzato le mie conoscenze, conseguendo il  Diploma di Stilista Modellista presso l ‘Istituto di Moda Burgo”.



Il percorso artistico della stilista siciliana, inizia nel 2003 quando, quasi per gioco, partecipa al concorso L‘Atelier dei Giovani artisti nel quale è riuscita ad aggiudicarsi il terzo posto con una personale creazione: “E’ stata una sorta di rivelazione, sino ad allora avevo pensato in  termini di ‘Do ut des’ .In seguito, l’esperienza mi ha dato un “codice”:perfezionare e imparare, sempre”.  Abiti di classe, pregiate decorazioni e prestigiosi tessuti che fanno dell’atelier Arena un vanto siciliano. Tina lega il ricordo delle emozioni più forti, per l’ascesa verso il successo, alle prime creazioni e ai suoi primi successi “I miei abiti sono le mie creature, la proiezione del mio essere. Sono legata a tutti. Forse un po’ di più alle ‘prime volte’ : il mio primo abito da sposa, il primo Handmade”.



Cavalli, Valentino, Elie Saab sono i nomi di stilisti dell’alta moda che Tina dice di apprezzare anche se la sua “musa” in ogni caso, più di ogni stilista, rimane la donna: “La Donna è la mia Musa, la donna è moda!  – afferma Tina – Perché la donna cambia, si evolve, interpreta, emoziona, nutre con le sue forme . E’ complicata ma anche cosi straordinariamente bella come può essere la seta, come lo è un abito – continua – Dalla notte dei tempi la moda, l’abito e, quello che ne rappresentano,  sono sempre stati visti accanto alla figura femminile e, non a caso, cambiano i costumi, cambiano le epoche, cambiano  i processi di evoluzione ma la stretta commistione tra questi due mondi resta inalterata perché si completano e si nutrono della stessa sostanza”.  Nell’era della virtualizzazione e del processo di trasformazione, i giovani “up to date” secondo la stilista Arena, tendono oggi a contaminare le vari espressioni della moda, personali e di tendenza. Una commistione di vecchie e nuove generazioni che creano una moda cutting edge fatta da ibridismi culturali, tra globalità e pluralismo.







“L’intreccio di complesse traiettorie tra ideazione, creatività, manifattura è da tempo una delle caratteristiche dell’industria della moda. Il processo di internazionalizzazione, però non è stato lineare e non è privo di ambivalenze. I giovani hanno afferrato a pieno questo assunto. I giovani stilisti, soprattutto italiani non dimenticano le tradizioni sono sicuramente più avvantaggiati di noi “vecchie generazioni” – afferma la stilista – Se, da un lato, riescono ad individuare, grazie ad un complesso e convulso  mondo della comunicazione, la costituzione di un nuovo consumatore da educare, coinvolgere alla cultura della moda, dall’altro, ritornano alle origini mescolando il passato ed il futuro, costruendo un presente innovativo e, oserei dire, futuristico Appoggiando sia il buon Gian Battista Vico con i suoi corsi e ricorsi storici sia, l’insolente mondo compulsivo dei social network e delle mode globalizzate e globalizzanti”.  Nel 2006 nasce il marchio “Tinaarena”e da quel momento per la stilista siciliana è un susseguirsi di impegni e riconoscimenti: da Sicily Award, alla realizzazione di costumi per il cortometraggio “Isabel”del regista Salvatore Arimatea, fino ad approdare all’International Fashion Weekend Designer, Mamaia Beach, in Romania.



“In Romania ho  presentato la collezione dal nome “Luxury”, costituita da diciotto capi di alta moda e sposa, nei toni dell’oro, ricamati con cristalli. Una parte degli abiti presentati era dipinta a mano nei toni del corallo e del mare”.  Se da una parte il lavoro di stilista gratifica e appaga, dall’altro riesce ad essere anche stressante e faticoso: moda come croce e delizia.  “Mi piace mettermi sempre in gioco, superare i limiti e le nuove  sfide  – dice Tina – La moda è un settore molto grande che riesce a darti  soddisfazioni, ma occorre fare anche notevoli sacrifici. L’importante è credere e mettersi sempre in discussione: io l’ho fatto e continuo a farlo”.  Sperimentazione dell’arte quindi, nel coinvolgimento dell’artista che crea, simula e dissimula per certi aspetti, anche la propria personalità.



Un coinvolgimento a trecentosessanta gradi, in cui l’arte diviene un tutt’uno con l’artista.   “Nell‘immediato, precisamente il 22 farò un Defilè  a Cluj Napoca in Romania. Ho creduto, tra le tante proposte che mi sono arrivate insieme ai vari riconoscimenti del settore,  anche in nuovi enti porgendo la mia arte e trovando il mio spazio la mia dimensione anche in un nuovo e creativo Centro CAM Centro Artistico del Mediterraneo nel ruolo di responsabile del settore tecnico-scientifico, in cui ho sviluppato anche la mia propensione verso una moda di settore: dal vestire attori cinematografici, teatrali ad eventi vari legati anche ad un aspetto sociale che tale ente produce”.



 Tanta bellezza e tanti sacrifici, ma almeno un buon riscontro economico, anche se su questa domanda, la stilista ci risponde con un “travetta incrociata”.  “ L’abito di Tina Arena è un abito che assume il valore della donna che lo indossa, che lo sceglie, che lo vive e soprattutto che lo anima, perchè indossare un capo delle mie collezioni  significa scegliere di esserne dentro, ed il valore che ne consegue è direttamente proporzionale all’obiettivo raggiunto da quella stessa donna che entrando nel mio atelier si è imposta di raggiungere”.



di Margherita Ingoglia



 

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